Bancario / Il Conto Corrente usato in modo improprio

Perché trattare il conto corrente come forma assicurativa a protezione dei momenti di emergenza non funziona come approccio?

In questa dinamica di azione è evidente che si sia perso il senso della polizza assicurativa e scordati dei tanti “contro” che risiedono nello scegliere il conto come cassaforte.

Primariamente è giusto quindi tornare a chiedersi a cosa serve una copertura assicurativa:

l’assicurazione trasforma il rischio in una spesa, ossia a fronte di un costo certo, garantisce l’assicurato dalle conseguenze economiche che sono necessariamente molto più elevate rispetto a quello che è il premio assicurativo.

È importante sottolineare che il premio è esiguo rispetto a quello che è il capitale assicurato, in rapporto al rischio medesimo.

Chiarito questo, appare evidente il controsenso di scegliere di non stipulare una polizza assicurativa, bensì accumulare risparmio sul conto corrente per far fonte agli imprevisti solo qualora si verifichino.

Non si può escludere che sia un retaggio legato ad una cultura scaramantica di chi da un lato spera che gli eventi infausti non si verifichino mai e chi nella peggiore delle ipotesi pensa di riuscire a far fronte agli imprevisti solo con le proprie forze, di fatto trattenendo il rischio presso di sé esponendovi il proprio patrimonio, famiglia, impresa.

Quasi il 30% degli italiani non è in grado monetariamente di sostenere un imprevisto; infatti, le famiglie italiane non sono in grado di far fronte ad una spesa imprevista di 1.000 euro, una cifra che non è assolutamente esaustiva nel caso in cui l’imprevisto risultasse di portata ben superiore.

Ricordiamo che il conto corrente è sì uno strumento bancario di facile gestione che non comporta particolari rischi per il cliente quando utilizzato per le comuni operazioni e non collegato a prodotti di investimento, ma che non deve essere utilizzato come forma assicurativa o a mo’ di salvadanaio perché salverà ben poco.

Ok che non siamo propriamente quello che si dice un popolo di investitori, né amiamo troppo rischiare con i nostri soldi, la paura e la scarsa cultura finanziaria poi induce buona parte degli italiani ad affidarsi a quello che è lo strumento più sicuro per il proprio denaro: il conto corrente, ma tenere i soldi sul conto corrente tradizionale vuol dire perderci.

Due sono le componenti essenziali che contribuiscono alla perdita di valore di un capitale depositato in un conto corrente. La prima da cui mettere in guardia è indubbiamente l’aumento costante dei costi:

  • Costi della gestione del conto (145 euro in media per un conto con operatività media);

  • Costi dell’imposta di bollo (34,20 euro, ma solo su giacenze medie superiori a 5.000 euro);

Le seconde componenti che mettiamo assieme sono:

  • la perdita di potere d’acquisto;

  • il mancato rendimento che deriva dal non aver investito quegli stessi capitali in strumenti più redditizi.

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